Se potessimo salvare una vita

speranza_dettaglio2253_imgC’è una ragazzina in coma.
Da quasi 3 settimane.
Un arresto cardiaco e questo sonno inspiegabile.
Nessuno può far nulla, solo pregare, chi ci crede, e sperare, quello lo sappiamo fare tutti.
Ma i genitori, come possono farsi bastare la preghiera o la speranza?
Come riesce un genitore a guardare un figlio sospeso tra la vita e la morte e chiudere anche lui gli occhi perchè altro non può fare?
Io non lo so. Io non credo che sarei capace. Perchè ho due figli e mi fa soffocare anche il solo pensiero che possano trovarsi in una situazione analoga. Per cui capisco, molto bene, che un genitore si inventi qualsiasi cosa, voglia provare anche l’impossibile, perchè suo figlio abbia una chance.
I genitori di questa ragazzina, come in molti film e in alcune storie che poi sono diventate più o meno note, vogliono giocare la carta del cantante preferito. La loro bambina, quasi adolescente, ama ascoltare Tiziano Ferro, e loro sperano che ascoltare una dedica personalizzata, averlo lì accanto, possa emozionarla così tanto da riportarla qui, invece che staccarsi per sempre.
Vorrebbero provare e hanno scritto sulla pagina FB di Tiziano, forse hanno tentato altre strade. Tramite amici comuni mi è stato chiesto se posso raggiungerlo. Io no, non posso, ma conosco chi può entrare in contatto col suo manager.
Certo, io me lo immagino che di richieste simili i personaggi famosi ne ricevano moltissime e in effetti al posto loro noi stessi potremmo avere non poche difficoltà ad impegnarci in prima persona per ciascuno di questi S.O.S.
Però…..però….nessuno può far nulla e non so quanto possa far qualcosa Tiziano Ferro, ma chi può saperlo.
Allora io dico: Tiziano, tu lo sai che c’è questa ragazzina in coma i cui genitori stanno cercando di contattarti? Tu lo sai? Perchè probabilmente a te la cosa non è nemmeno arrivata. Magari tu risponderesti subito che si, lo faresti il tentativo, e c’è qualcuno che mette fine alla storia prima acora di interpellarti. E’ così?
Tiziano fatti sentire….i giorni passano…e per questa ragazzina ogni secondo è cruciale.
Nessuno di noi può quasi mai nella vita fare nulla di veramente memorabile.
Nessuno può dire quasi mai di aver salvato una vita. Ma se potessimo dire di aver fatto tutto ciò che era in nostro potere?

Fate arrivare questa richiesta di aiuto….aiutatemi a fargli arrivare questa richiesta. Chi può..ci aiuti…

Sandra

l’anima

Sarebbe bello se, quando ci guardiamo negli occhi, potessimo l’uno dell’altro vedere, sentire il suono, l’odore, le singole parole, il valore di tutto ciò che l’altro è stato, ha fatto, ha scritto, pensato, fino a quel giorno.
Sono qui di fronte a te e come una flebo indolore mi riempio de tuo vero valore. Vedo la tua anima.
E so chi sei veramente.
E tu sai chi sono io veramente.

Sandra

L’attesa

Caro blog, no, non ti sto trascurando deliberatamente.
Non mi sono stancata di te, anzi, di te credo proprio di avere bisogno. Perchè è grande il bisogno di parlare, comunicare e se non riesco o non posso farlo in modo tradizionale penso che farlo così mi aiuterebbe comunque a raggiungere lo scopo. Solo che non ci riesco più.
Non ho ancora messo a fuoco quale sia il motivo reale di questo blocco, perchè da dire ne avrei tante, eppure non riesco più a farlo con la leggerezza di prima, quando era più importante il mio desiderio di scrivere che la paura di essere trovata da chi non voglio mettere a conoscenza di quel che ho dentro. Forse, per questo, dovrei ucciderti?
No..aspetto che passi…sembra il consiglio più quotato in questo periodo: aspettare che passi.
Mi siedo. Se qualcuno vuole farmi compagnia qui c’è un sacco di posto.

Sandra

Al lavoro!

Si, è vero, confesso: ci sono giorni, molti giorni, in cui dubito di alcune scelte fatte, metto tutto in discussione, mi chiedo se sto percorrendo proprio la mia strada. Sono al posto giusto? Ho preso il treno per il quale ero predestinata? E adesso? Faccio bene a vedere le carte o dovrei rischiare?
A volte me lo domando, a volte lascio scorrere.
Altre volte mi accorgo di aver inavvertitamente lasciato aperta la porta che conduce alla mia coscienza e se ci entra una canzone, cosa peraltro non così difficile dato il mestiere che faccio, ecco, non svaniscono i dubbi ma mi ricordo come ho cominciato e perchè. E il cerchio si chiude.
Non sono sempre fiera, ma riesco a darmi dei motivi. E credo sia abbastanza.
Perchè per il resto ho tutto. Ho la fortuna infinita di poter trascorrere quasi ogni mio singolo giorno con tutte, ma davvero tutte, le persone per me vitali. Se poi ci sono aspetti della mia vita che, come per tutti, non raggiungono la sufficienza, la vita sarà pure fatta per lavorarci, altrimenti sai che noia!
Al lavoro, quindi, ma con serenità.
Sandra

Tu ce l’hai un sogno?

Ho un sogno stropicciato in tasca.
L’ho riposto lì, distrattamente, dopo averlo tenuto in mano tanto tempo. La mano sudata l’ha sbiadito un pò, come succede al foglietto della spesa che porti con te per esser certo di non dimenticare niente, poi però tra i banchi, gli scaffali, le offerte, capita che si abbia bisogno di mani libere così il foglietto finisce in fondo alla tasca del jeans, un pò accartocciato.
La vita scorre.
Una sera guardi il soffitto bianco e credi di aver chiuso gli occhi sulla giornata quando invece stai solo tornando indietro con la memoria. Ricordi giorni, impressioni, sensazioni, odori, e battiti del passato.
E’ strano e profondo lo sconcerto di accorgerti che tu non sei solo la persona che vedono gli altri, ma anche la persona che avresti voluto e potuto essere se avessi continuato a credere nel tuo sogno.
“Tu ce l’hai un sogno?” – “Ce l’avevo. Devo averlo dimenticato nella tasca di qualche pantalone…non so..forse lo ritrovo ma secondo te mi serve?”
Quando sei sulle montagne russe e inizia la discesa all’inizio credi di poter controllare la situazione ma ci vuole poco a capire che in realtà devi lasciarti portare. Tu non decidi nulla del percorso. Accetti di farlo e..che Dio ce la mandi buona.

Sandra e il suo sogno sbiadito

Il coperchio

Quando ero decisamente più giovane avevo la messa a fuoco sui miei pensieri davvero molto ben regolata; nulla che attraversasse il mio cuore o sfiorasse la mia anima restava “oggetto non identificato” per molto tempo. Forse perchè avevo molto tempo per riflettere, fatto sta che pensavo tanto e capivo abbastanza; di me, naturalmente. Sono sempre stata molto fiera di questo perchè è così che sono cresciuta ed ho anche superato ostacoli e difficoltà del momento, ho operato cambiamenti che mi hanno portata ad essere quella che sono. O che ero.
Perchè oggi non trovo più quella caratteristica che mi era tanto utile a non ristagnare nelle cose e nelle sensazioni. Se mi fermo (e già fermarsi in questo momento è difficile) ho l’impressione di essere in un vecchio e intasato ripostiglio; a casa mia si chiamava ” la stanza di sgombero”. C’era qualsiasi cosa non trovasse una collocazione consona fuori di lì e per un bambino era una stanza anche molto interessante. Crescendo è rimasta la stanza in cui andavano le cianfrusaglie; chiuse lì dentro fingevi non fossero in casa e l’idea liberava spazio anche nella mente. Ecco, io sono nella stanza di sgombero a cercare ciò che ho perso, solo che non lo trovo. E rovistare non ha mai fatto per me, nemmeno nei mercatini in cui, se rovisti bene, fai l’affare del secolo.
Così esco dalla stanza e continuo a sentirmi come una pentola che bolle e fa sobbalzare il coperchio. Se qualcuno lo togliesse almeno sbollirei e forse uscirebbe la condensa per lasciare il risultato di un lungo lavoro…
Finchè non riuscirò a togliere quel coperchio temo sarò anche a corto di troppe parole e faticherò a metterle per iscritto qui..
Come si toglie il coperchio?
Sandra

Così incinta…

…non lo sono mai stata.
Perchè è vero che ho già un fantastico nano di 3 anni e passa, ma lui a questa epoca di gravidanza era già nato e non proprio perchè lo avesse deciso lui, quanto piuttosto una criminale di ginecologa che non aveva intenzione di essere reperibile ogni giorno delle feste di quel Natale, per cui programmò per benino tutto affinchè due neogenitori come eravamo io e il Capitano credessero che era assolutamente necessario intervenire con un taglio cesareo. Che naturalmente ci fu, 3 settimane prima del dovuto. E di quell’episodio porto cicatrici di cui una sola visibile sul corpo.
Il mio cucciolo, appena venuto alla luce, fu preso, allontanato, tenuto da solo in una culletta per essere stabilizzato perchè, mentre la dottoressa preparava i bagagli per le sue vacanze, lui aveva difficoltà respiratorie e senza nemmeno sentire un attimo l’odore di sua madre o le mani di suo padre, fu trasferito in un’altra struttura, in Terapia intensiva neonatale, dove trascorse il suo primo giorno, il suo primo Natale, il suo inizio di vita, i suoi primi 10 interminabili giorni.
Infiniti minuti, ore, giorni, di dolore dentro e fuori il corpo nostro e suo.
Da allora tante cose sono successe. Una lunga strada è stata percorsa dai componenti di questa famiglia, io in prima fila. Tanti tasselli sono stati messi al loro posto. Si è studiato e letto molto e cercato un modo e degli strumenti concreti e virtuali per convertire l’iniziale desiderio di rivalsa in energia posivìtiva da sfruttare al momento giusto.
Mai stata così incinta perchè questa gravidanza è mia, è nostra; questa bambina che ancora per qualche giorno nuoterà dentro di me, nascerà quando lo vorrà, nel modo più naturale possibile, rispettata, lei e sua madre, senza che mani estranee possano invadere, inquinare, decidere, appropriarsi. Così aspettiamo.
E se un pò di paura immagino sia normale per ogni donna che sa che presto dovrà misurarsi col suo peronale limite fisico, toccare il dolore al massimo della sua espressione, forse il desiderio di conoscere questa creatura, forse l’incoscienza, forse la voglia di mettermi alla prova come bis-mamma, non mi fanno avvertire la paura come prima emozione. Probabilmente avrò tempo di ricredermi 🙂

Insomma questa Pasqua ha in sè il dolore di molti, lo sgomento della sorpresa, il segno di ferite di fronte alle quali non ci siamo saputi difendere, ma in certi casi anche la speranza, che domani non sarà così, o almeno non sempre.
Qualunque sia la vostra Pasqua, tanti auguri amici. Io cercherò dentro me un equilibrio per accogliere la mia piccola come è giusto che sia, per darle un inizio degno e rispettoso della vita, ma al tempo stesso non perderò il contatto con chi ha bisogno di sapere che in questo mondo non è vero che esiste solo l’indifferenza.
E perdonatemi, ma ho proprio bisogno di dire che, di fronte a tutto questo, il resto è davvero nulla. Ora conta la vita, quella che pulsa, di fronte a cui ci specchiamo ogni giorno e che non brilla di luci finte e di paillettes.
Il resto è il contorno, senza cui forse non compriamo da mangiare, ma che non riesce più a nutrire le nostre anime.
Buona Pasqua di emozioni.

Sandra

Nei sogni, al di là dei sogni

Sono leggera, sottile, eterea.
Volteggio su nuvole impalpabili e tutto è armonico, senza peso nè rumore.
Un tocco di mano è seta e velluto.
Uno sguardo, luce diffusa che illumina solo ciò che è giusto vedere.
Il buio circostante non intimorisce.
Dall’anima una sottile brezza che rende l’aria profumata e piena di mimose e primule.
Le mie mani guariscono e alleviano.
Rendo sogni realtà.
Vorrei.

Sandra

Attraverso

Porta rosa: ti sono intorno, così avvolgente e avvolta che non esisti se non ci sono io ed io sto imparando a vivere anche di ciò che mi fai avvertire.

Porta viola: sono così fuori che mi scivoli addosso senza lasciare traccia, impermeabile e sorda, ho trovato la mia misura. Ci sei, ma non fai più male.

Porta verde: amo infinitamente il calore e il senso di accoglienza che mi investe quando ti attraverso; impossibile mettere fuori l’ansia e l’umore, ma dove altro potrei andare se non qui? Per sempre.

Porta gialla: entro e torno bambina, non sempre, ma ogni volta che chiudo gli occhi e il battito di palpebre in 24 ore è talmente frequente…

Sandra

Wind of change

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Non lo faccio da tempo immemore, e ogni volta che ci penso mi sembra quasi una bestemmia.

Metto su un cd.

E’ il giorno X.

Ho un paio di ore di assoluta solitudine e una quantità di cose da fare che mi impiegherebbe ben oltre due ore, ma, sapete che vi dico? Possibile che uno debba sempre fare PRIMA quello che viene PRIMA? Oggi voglio ribaltare le priorità. Abbandono al suo stato di degrado la cucina, i pavimenti e la cena per scrivervi, con musica di sottofondo.

Incredibile…l’ultima volta che l’ho fatto forse vivevo ancora coi miei.

All’epoca il mio universo casalingo era composto di una stanza di circa 9 mq. Rigorosamente senza TV. Rigorosamente con stereo, compatto, compagno di ogni giorno, ogni risveglio e ogni nottata. Quasi confidente del mio spirito tormentato che vedeva sempre oltre il proprio presente e volava a immaginare un futuro, forse un pò confuso, sicuramente molto idealista e solo poco concreto.

Da allora ad oggi sono cambiate infinite cose. E non tutte in meglio, visto che il mio stereo prende troppa polvere.

Amici, c’è aria di cambiamento.

Oggi pomeriggio su Napoli è venuto giù quasi il diluvio universale; in un’ora sotto casa mia ho visto automobili sommerse di acqua fino ai finestrini, strade bloccate e tombini in vacanza. Ma quanto possono cambiare le cose anche solo 60 minuti?

L’estate è quasi tutta alle nostre spalle e dal cielo oggi mi è arrivato forte l’avviso di un autunno incalzante che, come accade ad ogni avvicendarsi di stagione, vi drò, non mi dispiace di accogliere. Sarà che con i cambiamenti che non determiniamo abbiamo la sensazione che arriverà qualcosa di buono anche per noi, magari un pò sospesi nel dubbio, in un momento difficile da comprendere fino in fondo.

Tanti di voi si stanno chiedeno e mi stanno chiedendo come sto.

Come sto?

Risposta numero 1: bene, grazie.

Risposta numero 2: oddio…quanto tempo ho per rispondere?

Risposta numero 3: C’è aria di cambiamento, amici. E ancora oggi non so dirlo in altre parole. Possono bastarvi? Ho una sola certezza: non sparirò e sempre da voi tornerò, se mi vorrete. Sono un pò triste, un pò felice, un pò stanca,  un pò spaventata, un pò bloccata. Impressiona anche me rendermi conto quanto sia complicata: è uno dei motivi per cui non mi confido qui ultimamente. Se scrivo sono allo specchio. Posso vedere anche quello che non voglio.

Amici grazie di esserci sempre. Grazie a chi mi ha scritto anche in privato. Grazie perchè è chiaro che ciò che vi manca di me, sono proprio io. E’ tutto ciò che un essere umano può desiderare dal rapporto con gli altri: essere apprezzato per ciò che si è.

Sandra