Ripartire è un pò morire, un pò rinascere.

E’ passata una settimana dal terremoto a L’Aquila; qualche settimana in più dall’inizio del calvario per Kikki e la sua famiglia; qualche anno, una vita intera, per chi affolla i corridoi di quegli stessi ospedali ed io non so nemmeno esistano.

Io soffro oggi, ho sofferto ieri, soffrirò ancora, orientando la mia pena su quel che conosco e dimenticando, un pò troppo spesso, che questo mondo è fatto soprattutto di gente che soffre e che io non conosco. Forse lo dimentico, lo dimentichiamo perchè ad un certo punto, da qualche parte, bisogna pure ripartire. Per noi, per dare un senso alla nostra vita, perchè averne rispetto vuol dire viverla. E spegnersi ne è invece la negazione. Così, dopo aver rifiutato fortemente i tentativi di chi mi spingeva a mettere un piede davanti all’altro e percorrere una strada, qualunque fosse, invece che restare ferma a settimane fa, ora ci provo. Un passo per volta, per provare ad indovinare quale direzione prendere perchè mi porti, spero, verso quelle persone che voglio aiutare. Per loro, ma soprattutto per me.

Sandra

5 pensieri su “Ripartire è un pò morire, un pò rinascere.

  1. A volte (credo) i tentativi delle persone che ti spingono a mettere un passo davanti all’altro non vengono necessariamente da persone più forti. Può essere che quando si è in preda al terrore ci si attacca al primo essere umano pur di condividere la vita. Fosse anche una parola o una battuta. Fosse anche per dire “sto male!”. Ok, condividiamolo questo malessere!
    Non so se ho spiegato bene il concetto…
    Non sempre chi reagisce d’istinto cercando di andare avanti è più forte di chi, riflessivo, si ferma un attimo a metabolizzare il dolore. Potrebbe anche farlo perchè ha davvero paura che tutto finisca o che niente più possa avere senso.
    Credo sia una specie di dare-avere. Io cerco di spingerti a reagire ma ho talmente il morale sotto i piedi che se tu non reagisci sprofonderò ancora di più nel terrore. E quando tu reagirai avrai infuso in me quella piccola dose di coraggio per andare avanti.
    In ogni caso il mio tentativo di farti reagire è un modo per tenerti attaccata alla vita però anche tu devi far qualcosa perchè da solo non ce la faccio.
    Non lo so se questo ragionamento abbia un senso, forse sto farfugliando, forse non lo so nemmeno io…
    Ti abbraccio
    Silvano

  2. Silvano ho capito perfettamente e penso che si, potrebbe tranquillamente essere come dici tu. Anzi si…in certi casi è proprio così. E’ capitato a me, capita a me di spronare persone che amo a reagire perchè il loro atteggiamento di rinuncia mi disorienta e incute timore. Vorrei sempre vedere forti e reattive le persone, capaci di sconfiggere qualsiasi male.

    Nella vita finiamo per essere ora da una parte, ora dall’altra della barricata…

    Sandra

  3. Anch’io comprendo e condivido a pieno il discorso di silvano. la mia attenzione oggi,però, è stata attratta dal discorso di un giovane giornalista che ha pubblicato su un internet un articolo che s’intitola: NON DONO UN EURO, forse solo una provocazione, ma mi ha fatto rabbia sentire che visto che è un onere dello stato risarcire i terremotati, lui non donerà un euro, ha detto che ci devono pensare i politici che prendono stipendi superiori ad un anno di pensione della madre…. x carità, lo stato deve intervenire ed io è da una vita che dico di dimezzare gli stipendi ai politici, ma usare dei discorsi retorici x giustificare il cinismo e la povertà d’animo, mi fa veramente tanta,tanta rabbia…non lo donare l’euro, lo faccio io al posto tuo, ma non condizionare la gente con il tuo essere piccolo piccolo! meglio che smetto di scrivere…. molto meglio…. baci lina

  4. Sandra,
    chiedo scusa se approfitto di questo spazio che riguardava il dolore della tagedia del sisma che ha colpito tutti ma nel tuo post concludi con la frase “verso quelle persone che voglio aiutare”, perciò è un post aperto a coloro che vanno aiutati a prescindere…

    Forse sei già al corrente di questo pugno nello stomaco insopportabile.

    La notizia fa rabbrividire, verrebbe d’alzare la voce o mettersi a urlare contro gli idioti.

    L’ho appresa in un tg delle 19.00 e sono andato subito su internet.

    Non so se si riuscirà mai a fare qualcosa ma la prima cosa che mi viene in mente e cliccare sul sito italiano di Amnesty International e firmare tutti gli appelli disponibili.

    Ti prego, fallo.
    E visto che c’è anche Lina (persona altrettanto sensibile) pregherei anche lei di farlo.
    O comunque spargete la voce.

    Silvano

    tratto da ILSOLE24ORE.COM

    Afghanistan, preso a sassate corteo contro lo «stupro legale»

    Circa 300 donne afgane hanno provato a manifestare oggi la loro contrarietà alla nuova legge che autorizza, tra l’altro, le violenze e i rapporti sessuali coatti in Afghanistan, ma sono state fatte oggetto di una sassaiola proprio mentre la polizia interveniva per disperdere la folla.

    La legge, che è stata approvata il mese scorso, legalizza lo stupro del marito nei confronti della moglie, ovvero obbliga le donne a “concedersi” al marito senza opporre resistenza; vieta alle donne di uscire di casa, di cercare lavoro o anche di andare dal medico senza il permesso del consorte; e affida la custodia dei figli esclusivamente ai padri e ai nonni.

    Il testo permette inoltre tacitamente il matrimonio di bambine e assicura agli uomini maggiori diritti in materia di eredità. Il corteo di protesta di oggi era stato convocato da alcuni attivisti per i diritti umani ed ha trovato l’adesione di circa 300 giovani donne. Ma il gruppo si è imbattuto in una contro-manifestazione tutta maschile, che è presto degenerata in una sassaiola. «Morte alle schiave dei Cristiani», hanno inveito gli uomini, mentre lanciavano sassi sulle donne.

    15 APRILE 2009

  5. Silvano ti ringrazio di aver segnalato questa vicenda e averci informato su ciò che possiamo fare.
    Vado a firmare.
    Sandra

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