What time is it?
Un pò di tempo fa chiesi a Braciola/Silvano di tradurre in parole quella sensazione di perdita del tempo; quando continua a scorrere facendoti sentire inadeguato, perchè se una volta impiegavi 10 minuti a fare 30 cose, ora quei 10 minuti ti sono appena sufficienti a pianificare quel che devi fare. Una volta giugno luglio e agosto erano una interminabile vita piena di sorprese giorno dopo giorno e se anche era il 15 agosto pensare al rientro a scuola era davvero uno spreco di energia, tanto era così lontano..
Oggi: giugno è il mese dei dubbi meteorologici, luglio il mese del sudore e agosto è fatto di due settimane: due di lavoro duro in attesa e due di vacanze. Sospetto che il tempo, lui, sia sempre quello, ma noi perchè siamo cambiati così?
Va bè..tornando a Braciola…ha scritto per me due cosine che finalmente condivido qui.
Silvano scusa la lunga e insensata attesa. Ed è proprio il caso di dirlo: grazie del tempo che hai speso per me.
Sandra
Tempus fugit Quando nacque la vita
sulla terra
era una bella figa
e la sua storia si perde
nella notte dei tempi.
Opulenta donna di Botero:
pelle bianca e vellutata
come il culetto dei neonatie
odore tipico
delle vergini caucasiche.
Ella fluttuava leggiadra,
nell’aere,
sospesa su una soffice nuvola rosa
in attesa del Principe Azzurro,
col quale aveva fissato
un appuntamento irrevocabile
alle circa meno quasi
del giorno perfetto,
per vivere tutti
felici e contenti
senza spazio e senza tempo.
Il cornuto del principe però
conduceva vita sregolata,
vizi, bagordi,
notti da leoni e giorni da coglioni,
il classico fuori orario
e quella mattina restò
incastrato col piede nel letto
continuando imperterrito il suo sonno
mentre la bella vita,
che aveva persino
fatto la ceretta alla patatina,
fremeva tutta per quell’incontro.
Dunque passò di lì
uno scafato Cavaliere Nero,
l’orologio biologico,
vecchio puttaniere di scorribande
da Arcore a Villa Certosa,
passando per Palazzo Grazioli,
nonché abile chansonnier
ed affabulatore di donne
da Costa Crociere:
un vero e proprio malintenzionato
che al grido di battaglia
“chi ha tempo non aspetti tempo!
ohi vita… ohi vita mia!”
non perse tempo
e da vecchio predone del deserto
saccheggiò la vita opulenta
portandole via tutte le sue virtù,
lasciandole addosso
i segni indelebili del tempo
e odore tipico
di marcio ammuffito.
Fu un brutto giorno,
che da lì in poi
cominciò a marcare nella vita
scadenze, responsabilità,
impegni, sacrifici,
bollette e rate del mutuo
talvolta anche a strozzo
se trattasi di tasso variabile…
La vita tentò di tirarsi su
ripetendo:
“diamo tempo al tempo…
il tempo è galantuomo…
il tempo è un gran dottore…”.
Ma poi si rabbuiò ed esclamò:
“ecchecazzo questa non è vita!
il tempo è tiranno
ed è pure nu chilestramurt!”. E vissero tutti,
in questo continuum spazio-tempo,
cornuti e scontenti.
——————
Avevamo tutta la vita davanti.
Ué, anche adesso!
Ok, ma allora era diverso,
c’è sempre qualcosa di diverso
quando cominci i discorsi
con la canonica frase “ai miei tempi”…
C’era una città più vivibile,
le strade libere,
niente SUV
(al massimo qualche Topolino scassataall’epoca di Anto e Sandra…),
c’era il Cucciolone e il Cuore di Panna
(quante scorpacciate),
c’era la teleselezione
e le cabine a gettoni,
c’era solo la Standa,
c’era solo mamma Rai
con l’antennone
di inizio e fine trasmissioni,
c’era una reale aggregazione,
c’era pane zucchero e olio degli zii,
c’era la focara del nonno
e le patatine fritte della nonna,
c’erano i giochi della gioventù,
c’era nomi cose città,
c’era il gioco della campana,
c’era 1 2 3 stella e palla avvelenata,
c’erano le escursioni selvagge in bici
per vicoli e contrade
con le nostre ginocchia incerottate
e l’espressione convinta da Easy Rider,
c’era lo schiaffo del soldato,
c’erano le fontane in ghisa,
c’erano i nostri papà coi basettoni,
c’erano le nostre mamme
con le raccomandazioni,
c’era il primo borsellino per la scuola
con i coloretti dentro,
c’era l’odore di cucinato
appena entravi in casa,
c’erano le lucciole di notte
e il canto delle cicale di giorno,
c’era l’odore del mare
per tre mesi filati di vacanza,
c’era la prima cotta,
c’era la spensieratezza e il cazzeggio
e ancora tempo per il disimpegno,
c’era la maturitàe la notte prima degli esami,
c’era il primo interesse politico,
c’era chi ci ha creduto
e persino chi ci crede ancora,
c’era che… più giovani di così non si poteva,
c’era… che c’era?
C’era una volta
e poi non c’è più…
C’è che oggi,
vecchio bacucco che non sei altro,
qualcuno potrà dire di te
uno dei termini più urticanti
nel dizionario della lingua italiana,
che sei un tipo giovanile…
E c’è che se ti guardi indietro
potresti anche azzardare
l’esclamazione in plurale maiestatis:
“eravamo felici e non lo sapevamo”!